“Eja, Eja, Eja, Alalà!”
è un grido di guerra coniato da Gabriele D'Annunzio e concepito come alternativo all'esterofilo 'hip, hip, hurra!'. Il motto, scritto il 7 agosto 1918 da D'Annunzio su una bandierina tricolore donata agli aviatori, si diffuse soprattutto tra gli Arditi in seguito all'Impresa di Fiume; successivamente fu adottato anche dai fascisti. Il motto è composto di parole d'origine classiche: 'eja' è una parola adoperata da Eschilo e Platone, utilizzata come grido di guerra dagli eserciti greci. D'annunzio apprese difatti tale parola dal linguaggio dei sardi, il cui significato riconduce ad un 'sì' entusiastico e questo quando visitò l'isola di Sardegna insieme a Edoardo Scarfoglio, Cesare Pascarella e Ugo Ranieri nel lontano 1882. Ebbe difatti modo di conoscere le genti del Campidano e la loro lingua campidanese, e di scrivere poesie soffermandosi nel paese di Villacidro. Diffusa ancora nel Medioevo e tra i Crociati; 'alalà' (dal greco alalazo) era usata da Pindaro e da Euripide, e ripresa in tempi più recenti da Giosue Carducci o Giovanni Pascoli
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“Tiratevi da parte che passiamo.”
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“Vai sicuro, ci sono io.”
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“Testa fina, scarponi grossi.”
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“Con velocissimo colpo e impavida fiducia.”
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“Come la valanga.”