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Cinque storie ferraresi. Dentro le mura
“I luoghi dove si ha pianto, dove si ha sofferto, e dove si trovarono molte risorse interne per sperare e resistere, sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più.”
“Poveri diavoli, i fascisti! Bisognava cercare di capire il dramma loro e quello personale di Mussolini, che anche lui, poveruomo, se ancora non si era ritirato alle Caminate come forse desiderava, doveva essere soprattutto per il Paese che l’aveva fatto.”
“Conoscere se stessi, lottare contro le proprie tendenze e uscirne qualche volta vincitori, non può succedere che fra le quattro mura di una cella.”
“Con la paura e con l’odio non si ragiona.”
“Chiudendo alle sette, la Biblioteca Comunale non consentiva a nessun lavoratore di approfittare nel corso delle ore serali di quel pubblico servizio.”
“Di che massacri immaginari non sono mai responsabili la noia e l’ozio della provincia?”
“Una voce sottile, penetrante, aveva all’improvviso soverchiato la voce bassa e accorata di colui che, dopo aver fatto partecipi gli ascoltatori della morte del console Bolognesi, si era messo a tesserne l’elogio funebre, gridando rabbiosa e lamentosa come quella di un bambino isterico.”